Continuiamo a pubblicare i racconti di Alessio Palazzolo dedicati al mondo venatorio ed agricolo

C’era una volta nel Santuario del Furi, un monaco cacciatore e un sagrestano che l’aiutava. Spesso andavano a caccia insieme, e tra di loro, erano d’accordo che ogni volta che gli altri cacciatori chiedevano come era andata la giornata di caccia, il sagrestano doveva confermare quanto affermato dal monaco che gli avrebbe dato tre tarì. Una di queste volte, scendendo dal Santuario verso il paese, passarono dal Circolo dei cacciatori, e quando chiesero loro come era andata la caccia, il monaco rispose: “Bene, ieri abbiamo preso due conigli e una beccaccia.”Il sagrestano confermava e guadagnava tre tarì. Un’altra volta, andando in paese, passarono di nuovo dal Circolo e quando gli chiesero: “Priore, è uscito a caccia stamattina?”, rispose: “Certo che sono uscito! Stamattina abbiamo preso una volpe, un coniglio e una coturnice”. Il sagrestano confermava e prendeva tre tarì.

Ogni volta era così e i racconti fatti dal monaco e confermati dal sagrestano risultavano più veritieri. Un’alta volta ancora, passando dal Circolo, un cacciatore gli chiese cosa avessero preso e lui rispose che aveva preso due coturnici. Ma preda ormai delle sue bugie, avendoci però preso gusto, si scordò di avere un fucile ad una sola canna e gli raccontò la cacciata: “Con il cane in ferma, mi si sono alzate in perpendicolare da terra due coturnici, una si è buttata in picchiata verso valle e l’altra verso monte. Sparando, le ho prese tutte e due”. Il cacciatore che ascoltava chiese allora: “Priore, ma come ha fatto a prenderle tutte e due, se una si è buttata verso valle e l’altra verso monte?” Allora il monaco rispose: “Figliolo, come ho fatto? Sparando mezza cartuccia ad una e mezza cartuccia all’altra!” Appena il monaco finì di raccontare la cacciata, il sagrestano gli disse: “Priore, fino ad adesso ne ha raccontate di palle, ma una così grossa non l’aveva sparata mai! Questa non è palla di tre tarì!”.

Alessio Palazzolo