Il racconto del monaco e del sagrestano

Continuiamo a pubblicare i racconti di Alessio Palazzolo dedicati al mondo venatorio ed agricolo

C’era una volta nel Santuario del Furi, un monaco cacciatore e un sagrestano che l’aiutava. Spesso andavano a caccia insieme, e tra di loro, erano d’accordo che ogni volta che gli altri cacciatori chiedevano come era andata la giornata di caccia, il sagrestano doveva confermare quanto affermato dal monaco che gli avrebbe dato tre tarì. Una di queste volte, scendendo dal Santuario verso il paese, passarono dal Circolo dei cacciatori, e quando chiesero loro come era andata la caccia, il monaco rispose: “Bene, ieri abbiamo preso due conigli e una beccaccia.”Il sagrestano confermava e guadagnava tre tarì. Un’altra volta, andando in paese, passarono di nuovo dal Circolo e quando gli chiesero: “Priore, è uscito a caccia stamattina?”, rispose: “Certo che sono uscito! Stamattina abbiamo preso una volpe, un coniglio e una coturnice”. Il sagrestano confermava e prendeva tre tarì.

Ogni volta era così e i racconti fatti dal monaco e confermati dal sagrestano risultavano più veritieri. Un’alta volta ancora, passando dal Circolo, un cacciatore gli chiese cosa avessero preso e lui rispose che aveva preso due coturnici. Ma preda ormai delle sue bugie, avendoci però preso gusto, si scordò di avere un fucile ad una sola canna e gli raccontò la cacciata: “Con il cane in ferma, mi si sono alzate in perpendicolare da terra due coturnici, una si è buttata in picchiata verso valle e l’altra verso monte. Sparando, le ho prese tutte e due”. Il cacciatore che ascoltava chiese allora: “Priore, ma come ha fatto a prenderle tutte e due, se una si è buttata verso valle e l’altra verso monte?” Allora il monaco rispose: “Figliolo, come ho fatto? Sparando mezza cartuccia ad una e mezza cartuccia all’altra!” Appena il monaco finì di raccontare la cacciata, il sagrestano gli disse: “Priore, fino ad adesso ne ha raccontate di palle, ma una così grossa non l’aveva sparata mai! Questa non è palla di tre tarì!”.

Alessio Palazzolo

FIDC, lettera aperta all’Assessore regionale all’Agricoltura Toni Scilla

Al Dott. Toni Scilla

Assessore Regionale dell’Agricoltura,

dello Sviluppo Rurale e della Pesca

PALERMO

Preg. mo Assessore,

nel congratularci per il Suo nuovo incarico abbiamo pensato, come Consiglio Regionale della Federazione Italiana della Caccia della Sicilia, di comunicare con Lei per la prima volta, visti i periodi poco favorevoli in cui versa il nostro Paese , mediante questa lettera aperta.

Lo facciamo non con l’intento di chiedere cose fuori dal seminato né tantomeno per metterla in difficoltà dopo appena pochi giorni dal Suo incarico di Assessore Regionale anche per il settore Caccia.

Le scriviamo per intraprendere assieme a Lei, se lo riterrà opportuno, un percorso che possa permettere di iniziare a lavorare in sinergia anche con le altre Associazioni Venatorie presenti.

La nostra Associazione è impegnata da anni mediante il proprio Ufficio Nazionale denominato “Studi e ricerche faunistiche ed agro ambientali” ad intraprendere numerose iniziative su tutto il territorio nazionale, mirate alla ricerca scientifica e all’approccio tecnico nella gestione della caccia. Per questo da anni in molte regioni italiane si avvalgono della nostra collaborazione nel momento di stilare i Calendari Venatori e in generale per i provvedimenti in materia, ad esempio Piani faunistico-venatori.

In Sicilia abbiamo negli ultimi anni collaborato con il Suo Assessorato preparando il Progetto sul censimento del Coniglio selvatico, realizzando, in collaborazione anche con l’Università di Palermo, dei Corsi preparatori al monitoraggio notturno e prelievo sperimentale della Lepre Italica che da cinque anni portiamo avanti e che ha consentito la ripresa della caccia alla specie in Sicilia, dopo molti anni di divieto. Riteniamo utile e importante ampliare questo progetto con Lei e rifare nuovi corsi per estendere ad altri cacciatori siciliani l’azione di monitoraggio e di conseguenza la possibilità di prelievo della specie. 

Per prima cosa La invitiamo a convocare anche in video conferenza il Comitato Faunistico Venatorio Regionale per preparare, urgentemente, il Calendario Venatorio per la prossima annata ed inviarlo all’ISPRA per il parere di rito.

Nell’annata venatoria che si va a chiudere i Cacciatori Siciliani non hanno potuto praticare di continuo l’attività venatoria sia per i divieti relativi alla pandemia che per i continui risorsi al Calendario Venatorio che hanno causato diverse sospensioni ma che con l’ultima sentenza del 18/12/2020 il C.G.A. Sicilia, relativamente alla caccia al Coniglio selvatico, non ha rilevato alcun vincolo particolare non attuato dalla Regione Sicilia relativamente al parere ISPRA che potesse determinare una drastica sospensione dei prelievi del suddetto selvatico.

Per quanto sopra riferito, La invitiamo, infine, se possibile, a trovare una formula di ristoro verso i Cacciatori Siciliani in modo da alleggerire il peso delle varie Tasse che versiamo. E’ nostra intenzione di affrontare con Lei tante altre tematiche e di poterle discutere anche in occasione della prossima riunione di Comitato Regionale.

Grati per l’attenzione che ci ha prestato, cogliamo l’occasione per rinnovare gli auguri di buon lavoro.

Il Presidente

Giuseppe La Russa

LA COMMISSIONE EUROPEA RISPONDE SULLA DEFINIZIONE DI CACCIA COME “ECCEZIONE” ALLA DIRETTIVA

LA COMMISSIONE EUROPEA RISPONDE SULLA DEFINIZIONE DI CACCIA COME “ECCEZIONE” ALLA DIRETTIVA

Roma, 21 novembre 2020 – Lo scorso 6 ottobre i Parlamentari Europei Dreosto, Casanova, Lancini, Da Re e Tovaglieri hanno presentato un’interrogazione con risposta scritta alla Commissione Europea riguardante la definizione di caccia come “eccezione” al regime di protezione della Direttiva, che la Commissione ha utilizzato in diverse occasioni, mentre la stessa attività è prevista in molti articoli del testo ufficiale della direttiva stessa.

Questa interpretazione a giudizio dei deputati, ma anche di Federcaccia, influenza le posizioni che la Commissione Europea prende quando si tratta di caccia.

  • arrivata nella giornata di ieri, 20 novembre, la risposta, che consideriamo positiva, poiché il termine “eccezione” non compare più e il riferimento alla sentenza della Corte di Giustizia citato riguarda appunto un pronunciamento in cui sono stati ritenuti paritari gli obbiettivi di protezione con le esigenze ecologiche, scientifiche, culturali e ricreative, quindi le esigenze dell’uomo.

Il giudizio favorevole è supportato anche dal fatto che l’articolo 5, che determina il regime di protezione, comincia proprio con la frase “fatti salvi gli articoli 7 e 9”, che disciplinano il primo la caccia e il secondo le deroghe.

Un altro quesito sull’importanza delle azioni sugli habitat per le specie in declino ha trovato risposta nella Commissione Europea, che conferma i Piani d’Azione e la gestione adattativa dei prelievi come gli strumenti idonei a stabilire iniziative sugli habitat e gestire il prelievo venatorio.

Non è quindi un dogma che le specie in declino non debbano essere cacciate, a differenza di quanto continuamente proposto dalle associazioni protezionistiche, in particolare in Italia, ma una scelta da fondare su dati e gestione dei prelievi e degli habitat.

 

 

 

 

 

 

Ufficio Sudi e Ricerche Faunistiche e Agro-ambientali

 

DPCM 3 NOVEMBRE – FEDERCACCIA CHIEDE UN CONFRONTO AL GOVERNO.

UN CONFRONTO RISPETTOSO MA SENZA CEDIMENTI

Responsabilità e rispetto istituzionale non siano scambiate per acquiescenza. Federcaccia prosegue sulla strada di un confronto con il Governo per il riconoscimento delle proprie peculiarità e competenze. Anche al servizio del Paese

Roma, 17 novembre 2020 – Anche prendendo le distanze da atteggiamenti negazionisti o esclusivamente autoreferenziali, è indubbio che si fatica a comprendere il senso delle prescrizioni che colpiscono il mondo venatorio, soprattutto alla luce di un ben diverso metro di misura per altre attività afferenti alla sfera del tempo libero praticate nelle zone arancio e rosse.

Ricordiamo ancora una volta che la caccia si pratica in ampi spazi aperti, lontano da aree abitate e antropizzate, la maggior parte delle volte in forma singola o con un numero di persone tale da poter mantenere, proprio perché all’aperto, una distanza interpersonale largamente superiore a quella che viene consigliata da tutti i protocolli. Una attività a contatto della natura, che permette anche di mantenere in chi la pratica quell’equilibrio psico-fisico così importante in questi momenti di tensione e pressione emotiva causati dalla privazione di tante altre abitudini. Un malessere diffuso di cui giustamente lo stesso Governo si preoccupa per tutti i cittadini. O meglio, per quasi tutti.

Non è quindi accettabile che la risposta governativa alla richiesta di chiarimenti, sollecitata da noi e da altri, in merito ai dubbi sollevati dall’ultimo Dpcm in tema di attività venatoria e spostamenti si sia limitata a un laconico “è permessa” o “è vietata”.

Riteniamo nostro diritto di cittadini – e lo abbiamo chiesto con una lettera inviata al Presidente del Consiglio, ai Ministri competenti e al Presidente della Conferenza Stato Regioni – sapere se la risposta fornita è frutto di motivazioni tecnico scientifiche, che vorremmo allora conoscere. Se invece nasce dal fatto che, preso in tante diverse e tutte importanti incombenze, il Governo non ha avuto il tempo di approfondire la questione, riteniamo doveroso essere ascoltati. O, infine, se è figlia di un preconcetto nei confronti della caccia, è doppiamente inaccettabile e di questo ci ricorderemo.

Già alla fine di ottobre e di nuovo all’indomani dell’emanazione del Dpcm del 3 novembre, Federcaccia aveva chiesto un confronto con le Istituzioni. Su questo punto non intende recedere e ha rinnovato ancora l’istanza di un incontro con un rappresentante del Governo e dei Ministeri interessati, cui esporre non solo le nostre osservazioni e riflessioni, ma anche portare una proposta di buon senso che risolverebbe ogni difficoltà legata all’attuale Dpcm.

Proseguono poi i contatti e i confronti con il mondo parlamentare, ancora più fitti e costanti del solito in questi ultimi mesi, affinché si mantenga alta l’attenzione della Camera e del Senato su questo delicato tema. Analogamente, dal 4 novembre continuiamo a sollecitare una presa di posizione in sede di Conferenza Stato-Regioni, che ha il compito di adottare i Decreti sui territori e che conoscendoli può farlo in modo da rispondere alle esigenze e alle necessità dei cittadini e delle attività produttive. Meglio del Governo, le Regioni conoscono il ruolo assolutamente insostituibile dei cacciatori nella gestione della fauna, in particolare per il contenimento e la prevenzione dei danni all’agricoltura e sulle strade causati dalle specie problematiche, e quello di unico presidio nei confronti delle zoonosi come la peste suina, in grado di arrecare danni irreparabili alla nostra economia.

Un compito “sociale” al quale i cacciatori si sono sempre prestati con grande spirito di collaborazione e senso civico, ma che – è bene chiarirlo nettamente – non è possibile aspettarsi in un quadro generale che vede invece la categoria assolutamente non presa in considerazione nelle sue richieste basilari.

Nulla di quanto nelle nostre possibilità sarà lasciato intentato per dare alla caccia il riconoscimento e le attenzioni che merita, non chiedendo niente di impossibile, ma rigettando con forza l’approccio evidentemente punitivo con cui il tema venatorio è stato affrontato anche in questa occasione almeno da una parte ben nota della compagine governativa.

Ufficio Stampa Federazione Italiana della Caccia

 

 

DPCM 3 NOVEMBRE – CHIARIMENTI

Come prevedibile, anche la pubblicazione del DPCM del 3 novembre contenente ulteriori indicazioni per il contenimento dell’epidemia da COVID-19 ha suscitato fra i cacciatori numerose domande inerenti lo svolgimento dell’attività venatoria. Vediamo di dare alcuni utili chiarimenti che possano essere di guida per interpretare le numerose indicazioni del Decreto

Roma, 3 novembre 2020 – Malgrado nessuno dei provvedimenti contenuti nel testo del DPCM 3 novembre 2020 firmato dal Primo Ministro Giuseppe Conte nelle scorse ore riguardi direttamente l’attività venatoria, che in quanto tale non viene mai presa in considerazione, è ovvio che anche la caccia sia una attività che come tutte le altre deve sottostare alle norme previste per limitare il virus, alla cui osservanza e massimo rispetto come Federazione invitiamo tutti i cittadini.
Numerose quindi le conseguenze portate dal Decreto, il cui scopo – è bene tenerlo sempre presente – è quello di limitare il più possibile i movimenti di persone sul territorio e gli assembramenti, possibili occasioni di trasmissione del virus.
Il DPCM ultimo è diviso sostanzialmente in una serie di dettami validi su tutto il territorio nazionale e in una parte che – fatti fermi questi – demanda alle Regioni e alla Province autonome ulteriori approfondimenti legati alla situazione epidemiologica in cui ricadono.
A livello nazionale il principale vincolo è quello dell’orario, dal momento che “Dalle ore 22.00 alle ore 5.00 del giorno successivo sono consentiti esclusivamente gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative, da situazioni di necessità ovvero per motivi di salute”. Esemplificando, uscire alle 4 per recarsi all’appostamento o sul terreno di caccia si ritiene non sia contemplato come situazione di necessità.
Per il resto della giornata su tutto il livello nazionale vige una forte raccomandazione a non spostarsi, né con mezzi pubblici né privati, che tuttavia non è un divieto. Quindi essendo la caccia attività che per sua natura favorisce il distanziamento sociale ed è esercitata in luoghi aperti, si ritiene che dalle ore 5.00 alle ore 22.00 ci si possa muovere per recarsi e fare ritorno dalle zone ove viene esercitata (ovviamente osservando i limiti di orario previsti dalla normativa relativa).

RACCOMANDAZIONE IMPORTANTE
Come dicevamo, ulteriori misure sono però demandate dal Governo alle Regioni e alle Province autonome anche in base alla gravità della situazione su territori specifici e al rischio di trasmissione/contaminazione dal virus.
In questo raccomandiamo di prendere visione e informarsi in merito alle singole Ordinanze Regionali, tenendo ferme le limitazioni di spostamento già valide a livello nazionale, che possono essere limitate al territorio regionale, provinciale o addirittura comunale.
È essenziale verificare bene quindi cosa prevedono e dispongono le Regioni sul proprio territorio, potendo sussistere divieti interessanti solo zone specifiche. Anche l’arco temporale di applicazione delle norme è diverso da quello del DPCM nazionale, essendo aggiornate ogni 15 giorni.
È chiaro che se, sempre a titolo esemplificativo, sono vietati gli spostamenti fra comune e comune o fra provincia e provincia, non rientrando la caccia fra le esigenze che possono derogare a questo obbligo (lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità) l’esercizio venatorio dovrà essere limitato al territorio corrispondente.
L’Italia è stata divisa sostanzialmente in tre fasce: gialla, arancione, rossa. La collocazione delle regioni nelle varie fasce sarà decisa dal ministro della Salute, sentiti i governatori, sulla base di 21 parametri.

ZONA GIALLA
• Durante la giornata non ci sono limiti agli spostamenti e alle 22 scatta il coprifuoco fino alle 5.00.
• Dopo le 22 si può uscire soltanto per “comprovate esigenze” dunque motivi di lavoro, salute e emergenze.
POSSO ESERCITARE L’ATTIVITÀ VENATORIA

ZONA ARANCIONE
• Non si può entrare o uscire dalla Regione a meno di “comprovate esigenze” dunque motivi di lavoro, salute e emergenze.
• Se per andare in una Regione in fascia gialla devo attraversare una Regione in fascia arancione posso farlo perché “il transito sui territori è consentito qualora necessario a raggiungere ulteriori territori non soggetti a restrizioni negli spostamenti o nei casi in cui gli spostamenti sono consentiti»”
• Non posso uscire dal mio comune perché è vietato ogni spostamento con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un comune diverso da quello di residenza, domicilio o abitazione, salvo che per «comprovate esigenze» di lavoro, studio, salute».
POSSO ESERCITARE L’ATTIVITÀ VENATORIA ALL’INTERNO DEL MIO COMUNE
ATTENZIONE: visto l’articolo 2 comma 4 lettera b) va verificata con la Regione di residenza la possibilità di esercitare la caccia in un comune diverso qualora ricorrano particolari condizioni, ad esempio si è in possesso di autorizzazione alla forma di caccia tipo b e titolari di appostamento fisso sito in comune diverso da quello di residenza.

ZONA ROSSA
• Non si può entrare o uscire dalla Regione in fascia rossa a meno di “comprovate esigenze” dunque motivi di lavoro, salute e emergenze.
• Se per andare in una Regione in fascia gialla devo attraversare una Regione in fascia rossa posso farlo perché “il transito sui territori è consentito qualora necessario a raggiungere ulteriori territori non soggetti a restrizioni negli spostamenti o nei casi in cui gli spostamenti sono consentiti”.
• Non posso uscire dal mio comune salvo che per “comprovate esigenze» di lavoro, studio, salute”.
ATTIVITÀ VENATORIA – ATTENZIONE: visto l’art 3 comma 4 lettera e) parrebbe vietato esercitare l’attività venatoria. Consigliamo di informarsi presso la propria Regione se all’interno del proprio comune di residenza sia possibile praticarla.

Ci rendiamo conto che anche questo DPCM limita fortemente la nostra libertà di esercitare una passione che di per sé è fra le meno rischiose essendo svolta in gran parte in solitudine e in ampi spazi aperti. Ma quella che si sta combattendo, non solo in Italia, è una battaglia molto dura che coinvolge tutti, con una posta in gioco altissima. Come cacciatori non ci siamo mai tirati indietro quando c’è stato da impegnarsi in prima persona per il bene comune. Ora più che mai dobbiamo dimostrare la nostra serietà di parte seria e affidabile della società.
Vi invitiamo quindi al più scrupoloso rispetto di tutte le norme e buone pratiche di sicurezza durante l’esercizio venatorio. Qualche rinuncia oggi ci permetterà di tornare il prima possibile a vivere nuovamente a pieno con gli amici e i nostri affetti più cari la caccia.

(Ufficio Stampa Federazione Italiana della Caccia)