FIDC Sicilia commenta l’ordinanza del CGARS

In data 17 dicembre, il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana si è espresso in merito al ricorso avanzato nei confronti della Regione da Legambiente Sicilia, WWF, e di quello delle Associazioni Venatorie. Nella Ordinanza emessa il Consiglio, rivedendo la decisione presa dal Tar Sicilia, accoglie parzialmente la domanda di sospensione del calendario venatorio siciliano per la stagione 2018-19 formulata in primo grado dalle Associazioni Ambientaliste per quanto concerne l’apertura della caccia alla piccola selvaggina e alla Quaglia, alla sospensione della caccia al Coniglio selvatico e alla chiusura della caccia a Cesena, Tordo Bottaccio, Tordo Sassello, Gazza, Ghiandaia e Volpe.

Il Consiglio ha respinto invece le ulteriori richieste di sospensione del Calendario Venatorio regionale formulate dalle Associazioni Ambientaliste, per quanto riguarda l’apertura della caccia alle specie Merlo, Gazza e Ghiandaia; per l’apertura della caccia alla Tortora e al Colombaccio e, ancora, relativamente alla data di chiusura della caccia alla Beccaccia.

In merito all’ordinanza e alla consulenza tecnica cui il Consiglio si è rifatto, Federcaccia Sicilia ritiene soddisfacente la decisione per la chiusura alla Beccaccia e in prospettiva per la pre apertura a Tortora e Colombaccio.

Chiaramente penalizzante la scelta del CGA per quanto riguarda la caccia al Coniglio, la chiusura ai Turdidi e per il futuro l’apertura alla Quaglia.

Tuttavia la collaborazione prestata da FIDC alla Regione Sicilia in questa fase è stata importante e Federcaccia Sicilia auspica il coinvolgimento della propria struttura e dei propri uffici tecnici per la stesura del Calendario della prossima stagione. In ogni caso la vertenza giudiziaria non è ancora finita, perché la parola ora ripassa al TAR per l’udienza di merito. FIDC e ANUUMigratoristi, Arci Caccia ed U.N. Enalcaccia P.T. sono intervenuti in giudizio e presenteranno tutti i lavori e le argomentazioni necessarie per modificare in meglio le decisioni del CGA per i cacciatori siciliani.

Federcaccia Sicilia. Bracconaggio: Indignarsi non ci basta più

Il bracconaggio una piaga devastante dettata anche da interessi economici. Ben vengano maggiori controlli, ma concentriamoci sulle emergenze

 

Abbiamo appena appreso la notizia dell’ennesimo atto di bracconaggio consumato ai danni di un esemplare di fauna selvatica protetta. Ancora una volta pare, ma vorremmo saperne di più e meglio, che la causa sia stata un colpo di fucile. In attesa di approfondire la notizia e avere maggiori riscontri necroscopici da parte dell’autorità siamo comunque sconcertati e indignati. Non è possibile che a pochi giorni di distanza dall’abbattimento illegale di un capovaccaio si debba lamentare la perdita di una rara aquila del Bonelli, vittima di un atto sconsiderato e apparentemente privo di ragione.

Ma una ragione va trovata e non possiamo pensare che questo ennesimo illecito sia frutto del caso. La caccia il giorno dell’abbattimento era chiusa, quindi non si può essere trattato dello “sbaglio” di un cacciatore, anche perché si tratta di un selvatico impossibile da scambiare per una specie cacciabile. 

Siamo quindi di fronte ad un atto di bracconaggio deliberato dettato molto probabilmente da interesse. Sul campo mercato del collezionismo un esemplare di rapace, soprattutto se raro, può valere una somma cospicua. Facile allora pensare che potrebbe trattarsi proprio di questo, anche se il bracconiere non è riuscito a recuperare la sua preda o alla vista del radiocollare o perché disturbato abbia preferito lasciarla lì.

Il Wwf chiede una task force contro il bracconaggio. Bene. Siamo d’accordo anche noi. Anzi, come cacciatori onesti e rispettosi delle regole offriamo massima collaborazione e chiediamo di essere coinvolti.

Ma deve essere una cosa seria, mirata, non una operazione di facciata che si risolve controllando tre volte nella mattinata lo stesso cacciatore in regola senza incidere là dove i reati sono perpetrati.

La posizione di Federcaccia, che siede al Tavolo antibracconaggio nazionale voluto dal Ministero, è da sempre questa: concentrarsi sulle emergenze conservazionistiche. 

Il Paese non ha fondi illimitati e non riesce spesso nemmeno ad assicurare la sicurezza pubblica nelle città, impossibile pensare che abbia fondi e forze per controllare tutto il territorio e proteggere dal fringuello all’aquila del Bonelli.

In questo momento bisogna concentrare le risorse per scongiurare i rischi maggiori. 

Chiudere l’attività venatoria non servirebbe a niente perché i bracconieri – e lo dimostra questo ultimo caso – non hanno calendario né orologio. E in moltissimi casi nemmeno una licenza di caccia. E se fossero i soli a girare nelle campagne per loro sarebbe addirittura più facile. Che la Sicilia sia un luogo di azioni illecite da parte di collezionisti di uova ed esemplari di rapaci vivi e morti è un dato assodato da molti anni. 

La lotta  al bracconaggio si deve quindi fare in quei luoghi e in quelle zone dove deve essere più incisiva la presenza dello Stato. Solo così potremo finalmente annientare una piaga che ci danneggia per atti che non abbiamo compiuto e che ci fanno ribrezzo.

comunicato