da Giuseppe La Russa | Apr 3, 2023 | NEWS
Roma, 30 marzo 2023
Egregio Commissario Virginijus Sinkevičius
DGXI Environment Commissione Europea
Rue de la Loi / Wetstraat 200
1049 Brussels – Belgium
On.le Prof. Gilberto Pichetto Fratin Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica
Via Cristoforo Colombo,
44 00144 Roma
On.le Dr. Francesco Lollobrigida Ministro dell’agricoltura, sovranità alimentare e delle foreste
Via XX Settembre, 20
00187 Roma
Prot. 146/2023/PP
Oggetto: richiesta procedura d’infrazione da parte delle associazioni animal-ambientaliste
Le scriventi Associazioni Nazionali (Federcaccia, Enalcaccia, AnuuMigratoristi, Associazione Nazionale Libera Caccia, Italcaccia) e il Comitato Nazionale Caccia e Natura (CNCN) riunite nella CABINA DI REGIA Unitaria del Mondo Venatorio desiderano porre alla Vostra attenzione il fatto che nei giorni scorsi le sigle animaliste e ambientaliste LIPU-ENPA-LAC-LAV-Legambiente-WWF hanno dichiarato di avere inviato alla Commissione Europea DG ENVI una denuncia con richiesta di procedura d’infrazione contro lo Stato italiano per violazione della direttiva 147/2009/CE.
In particolare tale denuncia riguarderebbe:
- date di chiusura della stagione previste nei calendari venatori, in quanto coinvolgerebbero la migrazione prenuziale;
- piani di gestione delle specie allodola, tortora e coturnice
- piano antibracconaggio,
- circolare interpretativa sull’utilizzo del piombo nelle zone umide, recentemente prodotta congiuntamente dai MASE e MASAF.
Ciò posto, si fa presente, in primo luogo, che le sigle LIPU, ENPA, LAV, LAC hanno nel proprio statuto l’obbiettivo di abolire o combattere la caccia, dunque si tratta di associazioni ideologicamente contro l’attività venatoria, le cui argomentazioni sono, quindi, viziate fin dall’origine. Anche, Legambiente e WWF, seppur non prevedano l’abolizione totale della caccia, sono, comunque, da sempre associazioni schierate su posizioni fondamentaliste contro l’attività venatoria che cercano di limitare con richieste che non poggiano su dati scientifici.
Appare inoltre opportuno ricordare che in Italia la revisione del documento Key Concepts, pubblicato nel 2021, non si è svolta secondo le raccomandazioni della Commissione sia per quanto riguarda la necessità di instaurare un processo partecipativo e condiviso, sia per la scala di priorità da utilizzare per i riferimenti scientifici. Ciò ha di fatto determinato che le Regioni Italiane ed il Ministero dell’Agricoltura non siano stati ascoltati nelle loro richieste, nemmeno per una verifica dei dati prima dell’invio degli stessi. Ne consegue che i dati KC 2021, comunque non validi legalmente, non siano condivisi dagli enti che si occupano secondo quanto disciplinato dalla Costituzione Italiana della gestione della fauna.
Tutto ciò premesso, di seguito, si formulano considerazioni specifiche in merito alle argomentazioni addotte dal gruppo di associazioni animal-ambientaliste:
DATE DELLE STAGIONI VENATORIE E MIGRAZIONE PRENUZIALE.
Le specie di uccelli migratori cacciabili in Italia hanno per la maggior parte un dato Key concepts che si colloca nel mese di febbraio.
Per quelle specie, invece, che hanno KC nella terza decade di gennaio, la caccia può chiudere alla fine dello stesso mese attraverso l’utilizzo della decade di sovrapposizione, prevista dai paragrafi 2.7.2 e 2.7.9 della Guida alla Disciplina della Caccia UE e da quest’anno considerata legittima anche da ISPRA. Si tratta delle specie folaga, gallinella d’acqua, canapiglia e codone.
Vi sono poi alcune specie che sono state oggetto di dibattito nel corso del processo di revisione del documento Key concepts, il cui dato KC è oggi collocato, in modo del tutto difforme dagli altri Stati UE, nella prima o nella seconda decade di gennaio, si tratta di tordo bottaccio, tordo sassello, cesena, beccaccia, e alzavola. Come è noto, su dette specie vi era stata la richiesta di modifica da parte delle Regioni italiane e delle associazioni venatorie nel corso della revisione del documento KC, ma l’allora MITE e ISPRA rifiutarono le proposte, agendo in modo autonomo, come già detto. Non è un caso che il documento Key concepts riconosca la discordanza dei dati KC italiani per tutte queste specie e per alcune di esse puntualizzi che possono esservi state confusioni fra movimenti invernali non migratori e inizio della migrazione vera e propria. Addirittura, per la beccaccia e il codone il testo del nuovo documento KC afferma ufficialmente che la migrazione prenuziale abbia inizio in febbraio nelle regioni geografiche trans-nazionali che includono l’Italia.
In merito alle specie beccaccia, tordo bottaccio, tordo sassello, cesena e alzavola, si fa presente che la Guida alla Disciplina della Caccia UE prevede ai paragrafi 2.7.3 e 2.7.10 la possibilità per le regioni degli Stati membri di derogare al dato KC nazionale, se in possesso di studi che supportino una data d’inizio migrazione prenuziale diversa da quella nazionale. Questo è esattamente quanto hanno fatto le Regioni Italiane, in particolare la Regione Veneto e la Regione Puglia, citate nei comunicati LIPU, utilizzando pubblicazioni scientifiche recenti, relative alla propria regione o a macroaree con più regioni limitrofe, che dimostrano un inizio della migrazione in febbraio e non in gennaio.
Da quanto esposto si dimostra che nessuna regione italiana ha autorizzato la caccia durante la migrazione prenuziale.
PIANI DI GESTIONE
Sono tre le specie per le quali sono stati approvati i piani di gestione: l’allodola, la coturnice e la tortora selvatica. Per l’allodola i prelievi sono stati drasticamente ridotti dal 2018 ad oggi in tutte le regioni a 10 capi giornalieri e 50 annuali. Solo in due regioni si è consentito, sempre in accordo con quanto previsto nel piano nazionale, di aumentare il prelievo, solo per i cacciatori specialisti, a 20 capi al giorno e 100 annuali. Tale possibilità resta comunque legata alla verifica da parte di ISPRA che non sia superato il prelievo totale regionale ottenuto negli anni precedenti il 2018. Nel corso delle ultime riunioni del Tavolo Tecnico Nazionale sui piani di gestione è emersa una efficace raccolta dati sia dei prelievi, sia dei miglioramenti ambientali in atto o pianificati per le tre specie. Si ricorda che alla stesura dei piani hanno comunque sempre partecipato anche le associazioni ambientaliste, che hanno sempre avuto la possibilità di proporre integrazioni e modifiche. Anche la tortora è soggetta a strettissimi limiti di prelievo giornalieri e stagionali (5-15) oltre che a un limite massimo per ogni regione corrispondente al 50% della media dei prelievi delle stagioni 2013-2018. Ciò ha portato a una riduzione di più del 70% del prelievo rispetto agli anni precedenti in Italia. Sono in atto in molte regioni programmi di miglioramento ambientale finanziati dalla PAC e in parte dagli ATC che sono favorevoli alla specie. La coturnice è storicamente una specie gestita correttamente in tutto l’arco alpino. I cacciatori partecipano ai censimenti, i comprensori alpini realizzano miglioramenti ambientali e garantiscono il rispetto dei piani di prelievo, sempre con parere ISPRA al riguardo.
Per quanto sopra esposto non risponde al vero affermare che i piani di gestione delle specie in declino non siano applicati.
PIANO ANTIBRACCONAGGIO
Diversamente da quanto affermato dalle associazioni proponenti la denuncia, nel corso degli ultimi anni in Italia è aumentato in modo importante il controllo sui reati contro la fauna, soprattutto ad opera di un nucleo dei Carabinieri Forestali chiamato SOARDA, acronimo che significa Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati in danno degli Animali, che ha effettuato spedizioni in varie aree del paese identificate come “Black spot” nel Piano Antibracconaggio approvato. Tra queste l’area delle colline bresciane e bergamasche, la pianura padana nel corso della migrazione dell’allodola, il delta del Po e la Laguna di Venezia, l’area del Casertano etc.. A ciò si aggiunge la progressiva riorganizzazione delle Polizie provinciali, dopo la legge Del Rio che ha riportato in capo alle regioni la gestione delle guardie ittico-venatorie.
È quindi non rispondente al vero l’affermazione secondo la quale il Piano Nazionale Antibracconaggio sarebbe inapplicato.
CIRCOLARE INTERPRETATIVA SUL REGOLAMENTO EUROPEO RIGUARDANTE IL DIVIETO DI USO DI MUNIZIONI AL PIOMBO NELLE ZONE UMIDE.
Si fa presente che la scrivente Cabina ha già evidenziato ai competenti Ministeri la necessità di implementare i contenuti del Regolamento europeo sul divieto delle munizioni con piombo nelle aree umide. Tuttavia, la circolare emanata dai Ministeri congiunti MASE e MASAF, non fa che chiarire che non sono comprese nelle aree umide gli allagamenti effimeri dovuti a piogge, secondo quanto già disposto dal Tribunale Europeo. La stessa circolare scrive chiaramente che sono comprese nelle aree a divieto di utilizzo del piombo tutte le zone umide classificabili come aree Ramsar, in completa analogia con quanto disposto dal Regolamento europeo; quindi, non si comprende in quale modo questa circolare avrebbe “fortemente ridotto la portata del divieto attraverso una definizione limitata ed errata delle zone umide“.
Si tratta anche in questo caso di un’affermazione non veritiera.
CONCLUSIONI
Da quanto sopra esposto si dimostra la pretestuosità della richiesta delle associazioni animal- ambientaliste, che perseguono in realtà un fine ideologico di restrizione o abolizione della caccia, attraverso affermazioni non rispondenti all’assetto normativo della direttiva 148/2009/CE e dei suoi documenti interpretativi
La scrivente Cabina di regia auspica che la Commissione Europea e le autorità nazionali valutino con oggettività i contenuti della richiesta e le delibere dei calendari regionali, che dimostrano la totale adesione ai principi di tutela e “saggio uso” delle popolazioni di uccelli europei.
Con i migliori saluti.
Cabina di regia unitaria del mondo venatorio
(Federcaccia, Enalcaccia, ANLC, ANUUMigratoristi, Italcaccia, CNCN)
Massimo Buconi – Presidente FIDC
Lamberto Cardia – Presidente Enalcaccia
Marco Castellani – Presidente AnuuMigratoristi
Gianni Corsetti – Presidente Italcaccia
Maurizio Zipponi – Presidente CNCN
Paolo Sparvoli – Presidente ANLC
da Giuseppe La Russa | Mar 15, 2023 | NEWS
Ben 1 miliardo la valorizzazione ambientale della caccia: 708 milioni di euro di valore naturale generati dal mantenimento delle aree umide, degli habitat e dalla tutela delle aree naturali protette resi possibili grazie a finanziamenti e gestione del mondo venatorio. 20 milioni di euro di valore agricolo derivanti dai risarcimenti agli agricoltori per danni da selvatici e/o per misure di prevenzione. 75 milioni di euro di risparmi derivanti dalla riduzione dell’impronta ecologica e idrica prodotte dalla filiera della carne. Sono alcuni dei dati emersi dalla presentazione della ricerca sul valore dell’attività venatoria in Italia oggi in Senato
Roma, 14 marzo 2023 – Il mondo venatorio, da tempo impegnato in un percorso di rafforzamento del proprio ruolo in chiave più etica e sostenibile, è in grado di generare un valore di circa 8,5 miliardi di euro annui per la collettività in termini economici e ambientali. È quanto emerge dallo studio “Il Valore dell’Attività Venatoria in Italia”, curato da Nomisma e presentato oggi all’interno di un momento di confronto organizzato da Federazione Italiana della Caccia presso il Senato della Repubblica, nella prestigiosa sede di Palazzo della Minerva.
La ricerca prodotta da Nomisma è stata sviluppata partendo dalla necessità di individuare le possibili traiettorie di sviluppo del comparto in un’ottica di maggiore sostenibilità, ma anche di quantificare gli effetti economici, sociali e ambientali generati dall’attività venatoria in Italia. L’indagine ha coinvolto direttamente stakeholders e Comunità per cogliere anche alcuni gap di conoscenza che riguardano il settore.
La percezione dei consumatori italiani
Lo studio propone un approfondimento sui consumi per comporre un quadro di riferimento quanto più possibile completo ed esaustivo, in grado di dimensionare anche le ricadute economiche.
Partendo dai consumi, ad esempio, lo studio rileva che tra i 45 milioni di maggiorenni che si nutrono di carne il 62% consuma anche selvaggina. Nella maggioranza dei casi si tratta di un consumo che avviene prevalentemente fuori casa (nel 39% dei casi al ristorante). Queste interessanti prospettive per la filiera alimentare della selvaggina sono rafforzate dal fatto che ben 23 milioni di consumatori italiani (il 51%) si dichiara pronto ad acquistarla per consumo domestico se fosse di più facile reperimento.
Gli intervistati, inoltre, risultano particolarmente attenti e sensibili nell’attuare comportamenti sostenibili nelle proprie scelte alimentari. Rispetto alla carne acquistata, il 72% ritiene molto importante il fatto che presenti meno rischi per la salute e il 70% che provenga da una filiera tracciabile. Inoltre, il rispetto del benessere degli animali e dell’ambiente è ritenuto condizione imprescindibile dal 64% del campione, così come il 61% degli intervistati è attento al fatto che la carne non provenga da allevamenti intensivi. Il 47% considera importante che la carne acquistata sia naturale e provenga da animali selvatici e non di allevamento.
Rispetto al livello di conoscenze dell’attività venatoria va però sottolineato che di base è presente una forte disinformazione tanto che ben 2 italiani su 3 si dichiarano non sufficientemente informati sulla tematica e solo 1 intervistato su 10 afferma di conoscere appieno norme e disposizioni che ne regolano l’operato. Rispetto ai soggetti dai quali gli italiani vorrebbero ricevere informazioni, il 60% degli intervistati individua gli enti pubblici come realtà autorevole e adeguata a fornire tali informazioni.
La valorizzazione ambientale e sociale della caccia
A partire da una consultazione dei principali stakeholders, lo studio Nomisma ha potuto raccogliere i diversi punti di vista di un ampio parterre, fondamentali per consolidare la fase di valutazione economica, effettuata attraverso analisi, raccolta ed elaborazione dati, finalizzati a determinare anche gli effetti generati e potenzialmente generabili dall’attività venatoria nei confronti dell’ambiente, mondo agricolo e socio-sanitario, comunità ed economia nazionale.
L’attività venatoria, grazie alla salvaguardia di risorse ecosistemiche, complessivamente è in grado di produrre un valore monetario per la società stimabile in quasi 8,5 miliardi di euro. Più nel dettaglio, la caccia è in grado di generare 708 milioni di euro di valore naturale grazie alle attività esercitate per il mantenimento delle aree umide e degli habitat e, in particolare, verso la tutela delle aree naturali protette rese possibili grazie ai finanziamenti del mondo venatorio. A questi si sommano 20 milioni di euro di valore agricolo derivanti dalle spese sostenute dagli Ambiti Territoriali di Caccia per risarcire gli agricoltori dai danni provocati da alcune specie selvatiche e/o per adottare relative misure di prevenzione. Sono invece 75 milioni di euro i risparmi che derivano dalla riduzione dell’impronta ecologica e idrica prodotte dalla filiera della carne grazie alla sostituzione della carne da allevamento intensivo con selvaggina cacciata.
Il valore socio-sanitario del comparto, che corrisponde in termini monetari al danno evitato per minori ospedalizzazioni e decessi legati agli effetti degli antibiotici nelle carni d’allevamento o per incidenti con le specie invasive, è invece stimato in 124 milioni di euro.
Infine, considerando il valore economico correlato al settore armiero e alla domanda di prodotti per l’esercizio dell’attività venatoria, dalla ricognizione della letteratura di settore emerge un valore pari a 7,5 miliardi di euro.
“Per la prima volta il sistema della caccia – dichiara Marco Marcatili, Responsabile Sviluppo di Nomisma – decide di aprirsi alla società, ascoltare la comunità e avviare un dialogo aperto e trasparente con il mondo istituzionale, agricolo e ambientale. Il lavoro di Nomisma – spiega Marcatili – è, da un lato, rassicurante perché conferma la non ostilità alla caccia, anzi una inedita apertura della comunità a inserire più selvaggina sostenibile nella propria alimentazione; dall’altro lato, però, induce la Federazione Italiana della Caccia a una responsabilità aumentata in termini di maggiore informazione e disponibilità alla caccia etica e sostenibile. Non sono molte in Italia le attività che danno un contributo annuale di 1 miliardo in termini ambientali – conclude Marcatili –, l’impegno in questa direzione consentirà di traguardare opportunità derivanti dai nuovi scenari climatici, come il presidio dei territori fragili e il rafforzamento delle filiere nazionali sotto il profilo alimentare e occupazionale”.
Elementi di valore e aree di miglioramento dell’attività venatoria
La lettura dei risultati e delle interviste condotte da Nomisma evidenziano alcuni contributi di valore, ma anche aree di miglioramento meritevoli di attenzione.
“Abbiamo deciso di affidare a Nomisma un primo bilancio ambientale dell’attività venatoria in Italia al fine di misurare il reale valore generato per Comunità e Ambiente e indagare il percepito delle famiglie italiane sul nostro operato. Siamo certi che favorire una migliore comprensione delle dinamiche che regolano i rapporti tra Caccia e Società possa concorrere a un giusto riconoscimento del nostro ruolo e della nostra attività, alla luce degli effetti positivi derivanti da una caccia etica e sostenibile” – ha dichiarato Massimo Buconi, Presidente nazionale di Federazione Italiana della Caccia. “I risultati mostrano un sistema importante già in essere – continua Buconi – testimoniando il nostro potenziale ruolo di attori nel processo di transizione ecologica, ma evidenziano alcune aree di miglioramento, su cui strutturare un percorso di confronto con fruitori, stakeholders e Istituzioni. Intendiamo proseguire in questa direzione di dialogo, in modo costante e incisivo”.
Si segnala che ai cacciatori viene riconosciuto un ruolo di “sentinella del territorio” (o più tecnicamente “citizen as sensor”), in quanto soggetti volontari coinvolti nei programmi di monitoraggio delle risorse naturali per migliorarne la gestione e contribuire alla ricerca.
Così come viene evidenziato il contributo che il mondo venatorio è in grado di rendere alla collettività attraverso programmi di gestione faunistica, tutela ambientale e sorveglianza sanitaria esercitata da cacciatori volontari.
Al contempo, emerge la necessità di sostenere una “caccia etica”, che non solo rispetti i regolamenti ma, soprattutto, favorisca il contenimento e il controllo delle attività illegali, promuovendo e consolidando un ruolo attivo del cacciatore nella tutela di ambiente e habitat.
Altro ambito di miglioramento è rappresentato dalla sensibilizzazione del sistema venatorio nel suo complesso sulle azioni di contenimento degli impatti ambientali e su un maggiore sviluppo di un modello di caccia che sia in equilibrio con la biodiversità.
A livello organizzativo e gestionale, infine, il settore venatorio italiano può mirare a una dimensione adattiva che permetta di modulare prelievi di selvaggina sulla base di un principio di sostenibilità, potenziando il monitoraggio e la programmazione dei piani di caccia e di controllo. Ciò concorrerebbe a consolidare la compatibilità tra attività venatoria e conservazione della fauna e dell’ambiente.
Ufficio Stampa FIdC
Flaminia De Filippi – 06844094.204
Marco Ramanzini – 366 6575797
Ufficio Stampa Nomisma
Edoardo Caprino – 339 5933457
Giulia Fabbri – 345 6156164
da Giuseppe La Russa | Nov 29, 2022 | NEWS
CONTINUA LA RICERCA DI FEDERCACCIA SULLE BECCACCE. ANCHE NEL 2022 PROSEGUE IL PROGETTO IN SICILIA.
Federcaccia e Amici di Scolopax proseguono insieme le attività di campo per andare avanti sullo studio “Scolopax Overland”, coordinato dall’Università di Milano, sulla fenologia migratoria delle beccacce svernanti in Italia.
Dopo le 5 beccacce marcate in Nord Italia è stata la volta della Sicilia, dove sono stati dotati di trasmettitore 4 soggetti che contribuiranno alla conoscenza, iniziata l’anno scorso, delle date di partenza della migrazione e degli areali riproduttivi delle beccacce che svernano in Sicilia.
I trasmettitori sono stati acquistati grazie ai fondi messi a disposizione da Federcaccia Sicilia e Federcaccia Nazionale e le operazioni sono state eseguite, con il consueto impegno, dal consulente dell’Ufficio Studi e Ricerche FIDC Alessandro Tedeschi.
Un ringraziamento alla Regione Sicilia per avere condiviso l’utilità del progetto e a tutti i collaboratori che hanno consentito il successo delle operazioni.
Federcaccia Sicilia e Federcaccia Nazionale continuano a lavorare per consentire la raccolta di dati utili per distaccarsi dai pareri Ispra e consentire il rispetto delle date nei calendari venatori previste dalla Legge 157/92 ( chiusura al 31 Gennaio).
La campagna 2022 continuerà in altre Regioni e le pagine Federcaccia ne daranno a breve notizia.