Come spesso è successo negli scorsi anni, la data dell’apertura in Regione è un terno al lotto: che cosa è accaduto nel 2021? Come si può dare ai cacciatori siciliani la certezza di una data?
“Il tutto ha avuto origine dal parere Ispra, che dovrebbe essere non vincolante e dal ricorso presentato dagli ambientalisti in data 30 agosto 2021 al Tar – Sezione staccata di Catania – anziché al Tar Palermo. Il Tar Catania ha ritenuto che sussisteva il presupposto per l’adozione della misura cautelare monocratica in virtù della particolare emergenza causata dagli incendi nel territorio siciliano, per cui, all’indomani del 31 agosto 2021, ha emesso un Decreto con il quale ha bloccato l’attività venatoria. Da considerare a riguardo alcune cose e precisamente: l’Ispra si ostina a suggerire il 2 ottobre come data di apertura generale della caccia, in palese contrasto con la Legge quadro nazionale, 157/92, che prevede la terza domenica di settembre come data di apertura. Si tenga presente, inoltre, che il ciclo riproduttivo del coniglio selvatico, già sin da fine luglio, è abbondantemente terminato, pertanto se i dati del censimento danno la possibilità anche della pre-apertura, perché la caccia al coniglio deve essere autorizzata a partire del 2 ottobre? Si prenda atto, infine, che sul coniglio selvatico sono stati effettuati dall’Università di Palermo 2 censimenti in 3 anni, che prevedono periodi e prelievi di caccia diversificati per Atc. Ma non è tutto, sono tanti infatti i quesiti ai quali non riusciamo ad ottenere risposte… Perché viene autorizzata la preapertura al colombaccio e poi, a causa del parere Ispra, la si sposta ad ottobre? Perché periodi e prelievi di caccia diversificati per gli Atc? Gli incendi per la stragrande maggioranza si sono sviluppati all’interno di Parchi, Riserve naturali, Oasi e demani forestali, quindi in territori già di fatto preclusi alla caccia, mentre per tutti gli altri territori colpiti da incendio (stoppie e sterpaglie varie) la legge prevede il divieto di caccia. Ancora: per labeccaccia ogni anno assistiamo al ‘valzer delle date di chiusura’: 30 dicembre; 10 gennaio; 20 gennaio; 31 gennaio. Quale data avremo per il prossimo calendario venatorio? Perché Ispra si ostina nel parere, non vincolante, ad indicare sempre la data di chiusura al 30 dicembre, ignorando tutti gli studi scientifici più recenti che indicano l’inizio della migrazione pre-nuziale dello scolopacide in ben altri periodi? Per rispondere all’ultimo quesito, riferisco che abbiamo già chiesto all’Assessore Scilladi inviare ad Ispra la proposta di calendario venatorio 2022/23 nei primissimi mesi del 2022, in modo da poter pubblicare lo stesso molto prima del 15 giugno, data prevista dall’art. 18 della nostra L.R. n. 33/97. Rispettando detto termine, eviteremo il ripetersi dell’ormai annuale telenovela sui calendari venatori, dando finalmente delle certezze ai cacciatori siciliani sulle date dell’apertura e chiusura della caccia”.
Anche l’elaborazione del Piano faunistico-venatorio presenta, purtroppo, alcuni ostacoli…
“In merito al Piano faunistico-venatorio ci siamo attivati, assieme ad altre Associazioni venatorie, con gli Assessorati competenti (Agricoltura e Territorio) affinché ognuno di loro, per le rispettive competenze, si attivi alla predisposizione, in tempi piuttosto brevi, di tutto ciò che serve per eliminare le molte storture esistenti ed effettuare le opportune correzioni”.
La difesa della caccia, perché non sia solo ideologica, ha bisogno della ricerca e voi avete posto in essere diversi progetti, come quelli sul coniglio selvatico, sulla quaglia e sulla lepre italica. È vero che in Sicilia state pensando a un vostro Centro Studi che si affianchi all’Ufficio nazionale?
“Sì, lo confermo. Nell’ultimo Consiglio regionale abbiamo ritenuto necessario creare un nostro Centro Studi regionale, ovviamente collegato a quello nazionale. Lo abbiamo votato all’unanimità e stiamo predisponendo Statuto e Regolamento d’attuazione, da votare per la definitiva approvazione nel prossimo Consiglio regionale che a breve sarà convocato. Abbiamo ideato il nascente Centro Studi in Sicilia, concordato con l’Ufficio nazionale Federcaccia, poiché riteniamo di dover seguire più attività di ricerca necessarie anche per far fronte alla carenza di dati regionali utili alla stesura dei calendari venatori. Visti gli ottimi risultati che sta fornendo il progetto sulla lepre italica, è nostra intenzione organizzare nuovi corsi in modo da estenderlo a più cacciatori e in più province. Nel contempo, stiamo acquisendo delle notizie su come riformulare un nuovo progetto sul coniglio selvatico, che rimane la prima attività di caccia in Sicilia. Stiamo elaborando anche delle idee per riprendere nuovamente il progetto sull’allevamento della quaglia selvatica”.
Uno dei progetti di cui occuperà sarà quello sulla beccaccia?
“Sulla beccaccia è da 2 anni che stiamo investendo con l’acquisto e posizionamento di radiocollari sullo scolopacide. Lo scorso anno siamo stati sfortunati poiché i soggetti catturati non sono arrivati a destinazione nei loro siti abituali. Nel 2021 sono stati effettuati le catture e i posizionamenti di ben 11 radiocollari su altrettante beccacce. Incrociamo le dita e speriamo bene! Voglio approfittare dello spazio concessomi per ringraziare Federcaccia nazionale e il dottor Michele Sorrenti per la collaborazione fornita e, non per ultimo, l’amico Alessandro Tedeschi che, con la sua bravura e professionalità, ha consentito la riuscita del progetto di cattura e rilascio”.
L’attività del Centro Studi con i suoi censimenti potrà evitare il ridimensionamento della caccia alla tortora, selvatico sul quale si riversa la preferenza dei cacciatori siciliani?
“Ad oggi nella vicenda tortora il Centro Studi potrà fare ben poco. Quest’anno, ad esempio, il nostro calendario venatorio, allineandosi a quanto aveva suggerito la Commissione europea sul prelievo della specie, prevedeva mezze giornate di caccia e una riduzione del 50% dei prelievi, con obbligo ai cacciatori di inviare immediatamente, per il tramite dei Comuni di residenza, le schede allegate al Decreto del calendario venatorio per avere conoscenza delle giornate utilizzate e degli eventuali prelievi. Il tutto doveva servire come ulteriore censimento. Questa impostazione è stata suggerita alle Regioni dal Centro Studi di Federcaccia nazionale, sostituendosi di fatto al Mite (Ministero per la Transizione Ecologica – Nda) che non ha messo in atto le indicazioni della Commissione europea. Sulla tortora, pertanto, bisogna dire che l’Ispra e il Ministero non mettono in atto ciò che viene stabilito in sede europea”.
Purtroppo in Sicilia il caldo e la siccità estivi provocano spesso emergenze incendi che mettono a dura prova la fauna locale. L’assessorato all’Agricoltura, retto da Antonino Scilla, ha recentemente pubblicato una mappa con le zone nelle quali è interdetta l’attività venatoria perché si tratta di terreni bruciati. È un provvedimento utile?
“Crediamo che se ne potesse fare a meno poichéi terreni colpiti da incendio e fruibili alla caccia sono di fatto preclusi all’attività venatoria. Chi si trova a caccia e vede un terreno bruciato, è consapevole di doversi allontanare dal sito privo di ogni sterpaglia o quant’altro”.
L’estate scorsa, per cercare di contrastare l’allarme incendi, è stato siglato un protocollo d’intesa fra il Governo regionale e le Associazioni venatorie per il potenziamento dell’attività di prevenzione. Si tratta di un provvedimento valido anche per il futuro?
“Certamente! Le Associazioni venatorie sono state convocate dall’assessore all’Ambiente, Salvatore Cordaro, per esprimere la volontà di collaborare gratuitamente nella segnalazione di eventuali incendi sul territorio siciliano. Tutti abbiamo aderito con piacere, dando la nostra disponibilità e sottoscrivendo un protocollo d’intesa. Erano presenti quasi tutte le Associazioni venatorie operanti in Sicilia. La ritengo una collaborazione molto utile: i cacciatori tengono enormemente alla salvaguardia del territorio. Per noi federcacciatori, e sono sicuro anche per le altre Associazioni venatorie, è molto bello trovarsi di fronte ad un ambiente integro e verde nel quale muoversi per poter praticare anche la nostra passione. Condanniamo pertanto ogni sorta di violenza nei confronti del nostro ambiente e, su tutti, gli incendi quando non sono provocati da eventi naturali”.
I cacciatori per la loro vicinanza al territorio sono spesso coinvolti in iniziative legate ad attività di volontariato a tutela dell’ambiente e non solo. Esistono azioni in tal senso nella vostra bella isola?
“Normalmente le guardie venatorie volontarie svolgono nelle 9 province attività di controllo su tutto il territorio. Con la nostra collaborazione al protocollo d’intesa di cui parlavo precedentemente stiamo preparando delle squadre di cacciatori-volontari che avranno il compito di essere maggiormente presenti sul territorio, cercando così di dare il nostro contributo nella prevenzione degli incendi”.
Intervista di Jacopo Foti